Mario ANGIOLINI
Mario ANGIOLINI, persona dinamica e vivace, pilota ed amante del mondo delle corse, sosteneva che l’ambiente nel quale operava era troppo “lento” e burocratico e di questo ne soffriva. Una sera del febbraio 1957 – l’11, per la precisione – Mario fece riservare un tavolo appartato al ristorante “Giannino” di Milano e dopo una cena con gli amici, un bicchiere di vino e quattro chiacchiere, pose le basi – con la firma di un foglio compilato lì per lì ed una stretta di mano – della Scuderia JOLLY CLUB, una squadra-corse costituita da diciotto amici le cui regole, prima di tutto e per i valori dell’epoca, si basavano sulla passione, la lealtà, l’amicizia e il divertimento: ma tutto questo gestito con vera professionalità.
Il progetto era quello di cercare strade alternative e idee nuove per ravvivare uno sport che faticava a decollare e per questo fu dato il nome di JOLLY alla scuderia, in riferimento alla popolare carta da gioco che, all’interno del mazzo, è senza dubbio la più versatile.
La fondazione della scuderia ebbe un gran consenso tra gli addetti ai lavori tant’è che, solo dopo un anno di attività, poteva contare oltre trecento iscritti. Questa situazione, sicuramente positiva, unita all’interessamento di alcune case automobilistiche tra le quali l’ALFA ROMEO, spinsero MARIO ANGIOLINI a costituire una vera e propria società con sponsors per ottenere sovvenzioni e vetture sportive con cui correre.
Fu sostenuto in questa iniziativa dalla moglie Renata (anch’essa valente pilota) e, successivamente, dal figlio Roberto che ne seguì le orme sia come pilota (una “famiglia da corsa”) che, dopo la prematura scomparsa di Mario nel 1966, nella gestione della scuderia proseguendo la tradizione dei grandi successi sportivi del Jolly Club.
Abbiamo tratto queste note – liberamente riadattandole – dal sito www.lanciarally037 perché ci sono sembrate tratteggiare al meglio lo “spirito” che ha animato una delle figure più importante per lo sviluppo ed il consolidamento dello sport automobilistico negli anni ’60 e – con la prosecuzione della sua opera da parte della famiglia – per l’evoluzione del mondo delle corse dal dilettantismo dei “gentlemen drivers” allo sport moderno e professionistico di oggi.
In questa foto del 1963 Mario Angiolini, Bruno Zavagli e Arnaldo Cavallari .. al lavoro nella pausa pranzo del Convegno delle Commissioni Sportive degli AA. CC. .
Non è importante, qui, ricordarne i meriti sportivi che altri sapranno fare certamente meglio. Vogliamo rendere invece testimonianza dell’uomo e delle sue eccezionali capacità e riteniamo che quanto Bruno Zavagli – che per sua stessa ammissione (nella duplice attività di pilota e di dirigente, sia come presidente della Squadra Bardahl che come componente della F.I.S.A.) ne fu “… alleato o avversario…” – ebbe a scrivere di Mario nel giugno del 1966 sul Notiziario n. 6 della Squadra Bardahl – sia una delle più complete rappresentazioni delle qualità davvero uniche di Mario Angiolini e di quanto abbia saputo fare in pochi anni per tutto lo sport automobilistico.